Le Alfa storiche più famose di sempre? Alla Mille Miglia.
6 dicembre 2024
“Mi capita spesso di ascoltare bellissime storie legate all’Alfa Romeo raccontate dai visitatori del Museo: la nostra amata Alfa è stata ed è davvero presente nella vita di tutti noi. Ci sono tante curiosità da condividere e, nel contempo, tanta storia da conoscere e divulgare. Ivan Scelsa, oltre a essere un grande amico, è giornalista e autore, presidente del club CinemAlfa e lui, di storia e di storie legate ad Alfa Romeo, ne conosce davvero moltissime. Per questo i racconti che leggerete nella nuova rubrica, saranno per certo per tutti noi coinvolgenti e affascinanti. Grazie Ivan” Elisabetta Cozzi
“Le Alfa storiche più famose di sempre? Alla Mille Miglia.“
Il quarto articolo della nuova rubrica:
“Ivan racconta: storia e storie di Alfa Romeo”
di Ivan Scelsa
Gli anni Venti del secolo scorso sono stati sicuramente importantissimi per l’Alfa che, con l’arrivo di Vittorio Jano, riceve in dote “un cartellino anagrafico” che ancora non ha.
Siamo agli albori di una storia centenaria, fatta di epiche battaglie, entusiasmanti vittorie ma anche di cocenti sconfitte, quelle che inevitabilmente si alternano ai podi delle competizioni, ma che –come spesso accade- possono comunque portare una vettura nella leggenda, magari per un aneddoto… un semplice episodio.
Quel DNA sportivo oggi noto a tutti, allora è poco più di un’idea portata in dote da uno dei progettisti più talentuosi al mondo, un uomo che –grazie a un abile mossa di un giovanissimo Enzo Ferrari- decide di lasciare Torino per il Portello, dove poi scriverà pagine gloriose di storia automobilistica, non solo per il Marchio.
Si corre subito, quindi, non solo in pista. E occorre dare subito un segnale, forte e deciso. Con un propulsore da due litri e otto cilindri in linea, la GP Tipo P2 viene collaudata al Portello da Campari e Ascari, quindi subito verniciata e portata in pista a Monza, prima del debutto vincente proprio di Ascari sul Circuito di Cremona. E’ soltanto il 2 giugno 1924 e il primo successo viene poi bissato da quello del Gran Premio d’Europa (a Lione), che apre un periodo di vittorie praticamente incontrastate.
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Al cambio di regolamento del 1926, però, segue un periodo di profonda evoluzione, anche in fabbrica, in conseguenza del quale –quattro anni dopo- l’auto viene aggiornata con le soluzioni tecniche adottate sulla 6C 1750 e in una configurazione che –nonostante le reazioni scorbutiche- consente a Varzi di conquistare la Targa Florio del 1930: questo nonostante la perdita di carburante e un principio di incendio provocati dal cedimento di un supporto della ruota di scorta. Ma concentriamoci su quel 1926, l’anno in cui nasce la corsa più bella del mondo: la Mille Miglia.
Un gruppo di appassionati bresciani decide di organizzare un evento sportivo di grande rilievo internazionale, capace di avocare a se contenuti unici dal tratto sociale, oltre che motoristico-agonistico. In fondo, il fervore intorno al mondo dell’automobile a metà degli anni Venti è evidente e in quel periodo di grandi opportunità, stelle emergenti del mondo delle competizioni cominciano a farsi notare per capacità e coraggio.
Alla prima edizione del 1927, l’Alfa Romeo partecipa con la RL, un’ottima vettura che però è a fine carriera e non riesce ad andare oltre la conquista del settimo posto in classifica. L’anno dopo, contrariamente ai pronostici che danno favorite le potenti Bugatti Gran Prix Tipo 35, è l’Alfa Romeo 6C 1500 di Giuseppe Campari e Giulio Ramponi a tagliare per prima il traguardo grazie a un allestimento gara pensato proprio da Jano che dota l’auto di un compressore Roots che porta la potenza da 76 a 81 cavalli. Un caso isolato? Niente affatto!
La 6C 1500 che regala la vittoria all’Alfa Romeo è la capostipite di una famiglia di auto leggendarie che, nell’edizione del 1929, viene scelta addirittura da venti equipaggi presentatisi ai nastri di partenza, tutti convinti che sia quella l’arma giusta per ben figurare. Non sono tutte 6C 1500 però. Nel frattempo, al Portello viene presentata la nuova 6C 1750, evoluzione più potente e performante della prima, capace di una velocità di punta di ben 160 km/h: un traguardo quasi impensabile per l’epoca!
Pensate sia finita qui? Sbagliate. E’ l’edizione del 1930 quella più famosa. Nuvolari e Guidotti la corrono con la 6C 1750 GS riuscendo a tenere una media di oltre cento chilometri orari: un ritmo folle che passa in secondo piano solo per quell’episodio che segnerà la storia dell’automobilismo per i decenni a venire. A fari spenti nella notte, infatti, il ‘mantovano volante’ sorpasserà l’acerrimo rivale Achille Varzi, aggiudicandosi la gara. E nulla importa se, forse, con il tempo, questo episodio sia stato forse un po’ troppo romanzato, nell’immediato tanto basta al pubblico per sollevare un tamtam pubblicitario di una portata fino a quel momento sconosciuta.
In un’epoca lontana dal potere persuasivo della televisione e dei social network, aggiudicarsi per diverse edizioni una competizione tanto prestigiosa quanto popolare come la Mille Miglia, è la miglior pubblicità possibile. Così, l’Alfa Romeo diventa famosa, in tutto il mondo.
Il modello diviene apprezzato da tutti i gentleman drivers dell’alta borghesia e della nobiltà, che corrono a prenotare il proprio esemplare facendolo carrozzare dagli atelier più prestigiosi del mondo: Touring, Zagato, Castagna e Farina, solo per citarne alcuni. La serie 6C diventa così un’icona degli anni Trenta: un periodo davvero florido, crogiuolo di idee firmate, ovviamente, da Vittorio Jano.
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E’ il 1932 quando Borzacchini e Bignami trionfano alla Mille Miglia con quello che, a ragion veduta, viene ritenuto il capolavoro del progettista (sebbene, per lui, non lo fosse). Quell’anno, la otto cilindri del Portello -la 8C 2300, appunto- dopo una prima prova anonima nell’edizione dell’anno precedente, si aggiudica diverse gare, tra cui anche la 24 Ore di Le Mans e la Targa Florio. L’auto è direttamente derivata dallo chassis della 6C 1750 ed è disponibile sia in versione “passo lungo” che “passo corto”, con la possibilità di una versione Spider Corsa con motore da 165 cavalli dalla velocità di punta di ben 215 km/h (che balzo in avanti, se solo pensiamo ai 160 km/h di velocità che solo tre anni prima avevano sbalordito il mondo dei motori!).
Cambierà qualcosa con l’edizione del 1933 e nel 1934? Neanche a pensarlo! La 2300 in versione “Mille Miglia” si aggiudica la gara prima con la coppia Nuvolari-Compagnoni, poi con Varzi e Bignami. E dopo l’esperienza vittoriosa del 1935 con la Tipo B di Pintacuda e Della Stufa per la Scuderia Ferrari (talmente superiore alle altre da esser ritirata dalle competizioni dopo il passaggio all’IRI per ‘dimostrata imbattibilità’), il testimone passa all’Alfa Corse, con la 8C 2900 A e B da 300 cavalli, che sostituisce la prima nel 1938 e primeggia anche nel 1947, quando tutte le case costruttrici sono costrette a rimaneggiare i progetti preesistenti per disputare la prima stagione postuma alla fine del secondo conflitto mondiale. Ma questa è un’altra storia…
Articolo di Ivan Scelsa e foto del Museo Fratelli Cozzi.