Le Alfa Romeo storiche più belle di sempre
11 settembre 2024
“Mi capita spesso di ascoltare bellissime storie legate all’Alfa Romeo raccontate dai visitatori del Museo: la nostra amata Alfa è stata ed è davvero presente nella vita di tutti noi. Ci sono tante curiosità da condividere e, nel contempo, tanta storia da conoscere e divulgare. Ivan Scelsa, oltre a essere un grande amico, è giornalista e autore, presidente del club CinemAlfa e lui, di storia e di storie legate ad Alfa Romeo, ne conosce davvero moltissime. Per questo i racconti che leggerete nella nuova rubrica, saranno per certo per tutti noi coinvolgenti e affascinanti. Grazie Ivan” Elisabetta Cozzi
“Le Alfa Romeo storiche più belle di sempre“
Il terzo articolo della nuova rubrica:
“Ivan racconta: storia e storie di Alfa Romeo”
di Ivan Scelsa
Quella dell’Alfa Romeo è una storia lunga più di un secolo, travagliata e appassionata come poche altre. Ogni vettura uscita dalle linee di produzione del Portello, di Arese, di Pomigliano d’Arco racconta qualcosa di importante, a testimoniare un’intuizione, un successo, un’epoca diversa dalla precedente. E se è vero che ciascuna meriti di esser ricordata, è altrettanto vero come alcune più di altre restino nell’immaginario collettivo perché legate a una gara, magari semplicemente perché uniche o, contrariamente, perché commercializzate in decine di migliaia di esemplari e per questo traslate nella quotidianità.
E’ ovvio che ciascuno di noi, in cuor suo, abbia probabilmente già eletto “la preferita” ed è naturale che sia così. Ma è altrettanto vero che il design racchiude in se dei tratti universalmente riconosciuti e riconoscibili che, sebbene apparentemente scevri da emotività, della stessa si nutra per ciò che trasmette all’osservatore, suscitando in lui sensazioni diverse.
E allora, avventuriamoci in questa ardua selezione, ne vale davvero la pena. Magari facciamolo seguendo una ‘linea logica’ che potrebbe sembrare la più facile ma che, di fatto, sebbene intuitiva, nasconde il rischio dell’ovvietà e della banalizzazione, o quel che è peggio, la possibilità di non citare alcuni dei più preziosi gioielli del Novecento.
Abbandonando quindi qualsivoglia leziosità, quali sono le Alfa storiche più famose di sempre? Molte volte mi hanno fatto questa domanda, magari durante una conferenza o la presentazione di un libro. La risposta più naturale e istintiva che ogni appassionato potrebbe ribattere (senza indugio!) sarebbe un lapidario “tutte!” e, in fondo, non sarebbe poi una così grave superficialità, forse lo farei anche io. Ma l’onda emozionale, sebbene appagante, non rende giustizia all’obiettività e, in tal senso, un distinguo è possibile, se non doveroso.
Ma da dove iniziare? Dal principio? Da quell’A.L.F.A. sorta sulle ceneri della Darracq? No, ovviamente no. Allora dagli anni Trenta, quelli che hanno dato il via al periodo più florido per lo stile e la rinascita di un Paese che, messe da parte le brutture del conflitto, ritrova la voglia di vivere e il bisogno di ‘qualcosa di bello’ a cui ispirarsi? Probabilmente, almeno per tracciare una start line.
E’ questo il periodo in cui la collaborazione tra l’Alfa Romeo e i più importanti atelier di carrozzeria al mondo comincia a dare i suoi frutti con la realizzazione di vetture interessanti, oltre che per tecnica, anche dal punto di vista del design, con Touring, Zagato, Pinin Farina e Castagna (solo per citarne alcuni…) a cimentarsi in personalissime espressioni del tema.
Dopo i successi sportivi ottenuti dalla 8C 2900A nel biennio 1936-1937, al Portello si decide di assemblare una piccola serie di vetture esclusive sfruttandone lo chassis; della potente otto cilindri -opportunamente depotenziate- vengono quindi predisposti telai di tipo Lungo e Corto, su cui si cimenteranno più carrozzieri. Tra tutte, forse la più bella è l’interpretazione della spider Touring, protagonista degli ambienti più eleganti dell’epoca e a ragion veduta oggi ritenuta un capolavoro, massima espressione del genio stilistico italiano, sia per le forme nuove e sinuose, che per doti meccaniche e bravura dei battilastra che l’hanno realizzata.
Al cessate il fuoco, però, tra le fila aziendali c’è un nome nuovo, quello dell’ingegnere spagnolo Wilfredo Ricart a cui da inizio anni Quaranta viene dato il compito di progettare una berlina di classe medio-alta che riesca a ottimizzare costi di produzione e nel contempo risultare innovativa e all’avanguardia. Non ci riuscirà e così dagli stabilimenti semi distrutti del Portello verrà richiamata una 6C 2500 del 1939, usata -a fatica- come base per la nuova produzione.
è il 1947 quando, sfruttando uno chassis a longheroni e traverse con passo di tre metri ‘ammodernato’, da una carrozzeria firmata dalla stessa Alfa Romeo e saldata direttamente al telaio nasce la 6C 2500 Sport ‘Freccia d’Oro’. Dimensioni generose e linee sinuose ed eleganti caratterizzano un corpo vettura importante, formato da due volumi che, al posteriore, appare invece più raccolto. All’anteriore, la grande novità è il trilobo, stretto e allungato, che caratterizzerà la produzione della serie per gli anni a venire, quando a vestire i telai saranno i carrozzieri a cui la Casa darà esclusivamente gli autotelai lasciando loro l’onere dell’allestimento estetico. In tal senso, forse la più famosa di queste è la 6C 2500 Super Sport ‘Villa d’Este’ realizzata dalla Touring nel 1949. Nonostante la struttura sia ancora legata a un progetto concepito nel decennio precedente, Carlo Felice Bianchi Anderloni propone una carrozzeria in alluminio del tipo Superleggera disponibile sia in versione coupé che, sebbene meno diffuso, cabriolet. Quella berlinetta rappresenta oggi uno dei punti più alti della ‘scuola italiana’ del design, proponendo linee sofisticate ed eleganti unanimemente riconosciute, non solo dagli appassionati del Marchio.
Ma il mondo dell’automobile cambia rapidamente e l’Alfa Romeo è costretta a rincorrerlo per non soccombere. In tal senso, gli anni Cinquanta segnano la trasformazione della fabbrica in una grande industria automobilistica. Come? Con la 1900, una pietra miliare nella storia aziendale, che dona slancio per passare da una produzione elitaria che aveva caratterizzato la proposta del Marchio sino al dopoguerra, alla realizzazione di un’auto dalla scocca autoportante in acciaio e con motore a quattro cilindri (da molti vista come uno scandalo per una fabbrica come l’Alfa Romeo!). Ma la tecnica e il gusto cambiano rapidamente e, sebbene sia appena stata presentata la versione Sprint, al Portello è già tempo di guardare avanti con un ulteriore balzo verso l’industrializzazione. Così, gli italiani vengono presto conquistati dalle curve della “fidanzata d’Italia”, la coupé che con la sua meccanica all’avanguardia, stile e prestazioni diventa uno spartiacque, facendo innamorare tutti, ma proprio tutti!
è lei, la Giulietta Sprint, una coupé all’italiana che, disegnata da Franco Scaglione per Bertone, propone un motore quattro cilindri in linea di soli 1290 cc. che, non a torto, i programmi aziendali del presidente Giuseppe Luraghi prevedono possa esser prodotta in cinquanta unità al giorno. Non solo versione coupé, però. Per la presentazione della versione berlina (arrivata dopo un anno rispetto alla Sprint) viene messo in scena uno spettacolo con attori in costume. Il tema? Ovviamente la storia d’amore più bella di sempre, quella di Giulietta e Romeo. Il successo è tale che, già pochi giorni dopo il lancio, l’Azienda è costretta a sospendere gli ordini per la saturazione dello stabilimento. Se non è amore a prima vista questo…
Articolo e foto di Ivan Scelsa.