PASSIONE
Le Alfa Romeo e i carrozzieri
26 luglio, 2017
Elvira Ruocco
Memoria storica dell’Alfa Romeo grazie alla sua ultra ventennale esperienza presso il Centro di Documentazione Storica Alfa Romeo, è entra a far parte del team del Museo e nella rubrica “Elvira Racconta” condividerà curiosità e aneddoti che non si conoscono o non si ricordano. Ripercorreremo insieme a lei la leggendaria storia dell’Alfa Romeo.
“La carrozzeria per automobili nacque soltanto quando finalmente artigiani, tecnici e utenti si decisero a dimenticare la tecnica della carrozza a cavalli. Vi è una discendenza di uomini che, di fronte all’avvento sempre più prepotente del miracolo motoristico, compresero che era necessario passare da un’industria morente a quella nascente. E di questi uomini rimasero in piedi soltanto quelli che seppero dimenticare”. (Domenico Jappelli)
Prima del 1930 si può dire che le carrozzerie dell’Alfa si costruivano prevalententemente a mano. In prevalenza, si producevano autotelai che per la loro personalità erano molto ambiti dai vari carrozzieri perché, realizzare una vettura con lo stemma dell’Alfa sul radiatore era uno status symbol anche per i più famosi.
Pochi telai furono carrozzati all’estero e, tranne alcuni casi in cui venivano venduti direttamente al cliente, in genere venivano affidati direttamente al carrozziere (Vanden Plas, Franay, Louis Gallè, James Young, quelli esteri più noti) dalla stessa Alfa o dall’importatore e concessionario per ridurre le tasse doganali.
Immagini dal web
Nei primi anni l’Alfa, a differenza di altre case automobilistiche, non sentiva l’esigenza di avere una produzione propria di carrozzeria, ma forniva assistenza e garanzia in quanto prima della consegna e vetture venivano tutte deliberate. I pochi telai prodotti nel periodo tra le due guerre, furono carrozzati da Touring, Stabilimenti Farina, Zagato, Francis Lombardi, Ghia, Garavini che, realizzando le mitiche vetture del Portello, contribuirono con fantasia e stile all’immagine dell’Alfa Romeo.
Generalmente a quell’epoca tutte le carrozzerie erano costitute da una struttura portante in legno ricoperte da finta pelle, più tardi fu utilizzato il ferro, invece l’alluminio veniva usato raramente. Tutti questi elementi erano tenuti insieme da viti, bulloni, colla e in pratica costituivano la scocca che veniva fissata al telaio.
Nella sua “Storia dei carrozzieri”, Angelo Tito Anselmi riporta che nel 1923, Nicola Romeo, pensò che sarebbe stato opportuno poter proporre alla clientela Alfa non solo “fuoriserie” ma vetture con carrozzerie di tipo unificato. Così nel mese di giugno dello stesso anno, costituì la Carrozzeria Nord Italia, uno stabilimento sussidiario di carrozzeria cui vennero affidate le vestizioni di alcuni telai delle vetture RL e RM e i primi esemplari della NR 6C 1500 (*1).
Questa operazione non apparve limpida agli azionisti di maggioranza che contestarono il suo operato (*2) e la carrozzeria venne chiusa “per mancanza di lavoro” il 12 settembre del 1928. (*3)
“Si diceva dell’Alfa all’epoca che: “ al Portello erano incapaci di produrre due vetture uguali”. Erano tutte fuoriserie.”
Nel 1929, in seguito ad un importante risanamento dell’Alfa, l’ingegnere Prospero Gianferrari, nominato Direttore Generale dell’Istituto di Liquidazioni che aveva assunto il controllo dell’Alfa, fu autorizzato a fare investimenti e la priorità cadde sulla nascita di un reparto interno di carrozzeria che entrò in funzione alla fine del 1930.
(*1) Cifr.: La storia dei carrozzieri di Angelo Tito Anselmi
(*2) e (*3) Cifr.: Il Portello di Duccio Bigazzi.