Il sottile piacere delle… scoperte
29 luglio 2024
Sono tantissime le cose e soprattutto le storie che contiene il nostro archivio Cozzi.Lab. Scopri nella rubrica “Carlo in archivio”, i racconti del giornalista Carlo di Giusto.
Fa ancora troppo caldo, dannazione, per girare con una spider… e fino a ieri pioveva come se non ci fosse un domani. Risultato: quest’anno la voglia di guidare col vento tra i capelli ancora non me la sono tolta. Però mi è venuta un’idea… Qui, al Museo Fratelli Cozzi ci sono almeno tre Alfa Romeo scoperte anni Sessanta che sarebbero perfette per un tour estivo stilosissimo: l’ammiraglia 2600 Spider, l’iconica Spider 1600 e la classica Giulia Spider. Voi quale prendereste per fuggire in una di queste notti di mezza estate? Il tema, nelle mie intenzioni, sarebbe dovuto essere volutamente leggero: cosa c’è di più piacevole e rilassante dello sfogliare i vecchi depliant delle auto che ci piacciono? E invece…
Decido di andare in ordine cronologico e dunque di iniziare dalla brochure della 2600 Spider, “una sei cilindri di grande prestigio”, come si legge nell’introduzione al modello. In effetti, in questa Alfa Romeo, afferma la Casa, “convergono gli apporti del più recente progresso tecnologico e gli insegnamenti di una tradizione motoristica di sperimentati successi”. In poche pagine, della 2600 Spider vengono sviscerate tutte le caratteristiche tecniche – per dire, è specificato anche il modello dei carburatori, tre Solex 44 PH H doppiocorpo, per la precisione – ed esaltate le prestazioni dinamiche, il tutto attraverso un linguaggio magniloquente ed enfatico. Siamo nel 1962 e probabilmente è normale, descrivendo l’aspetto posteriore, leggere che “Le ardite pinne verticali, alloggianti tutti gli elementi di segnalazione formano, con il piano orizzontale del robusto paraurti, un tutt’uno squisitamente decorativo”. Poesia. C’è solo un passaggio che non capisco: “L’Alfa Romeo 2600 è la vettura dell’uomo moderno, che deve riposare viaggiando”. Cosa diavolo avranno voluto mai dire?
Al sobrio e austero depliant della 2600 Spider si contrappone l’opulenta brochure della Giulia 1600 Spider del 1964. “La vettura per ogni stagione che si è imposta in tutto il mondo” condivide le pagine con “La comoda vettura dal temperamento brillante”, la Giulia 1600 Sprint sarebbe. Ha senso: rappresentano entrambe l’apice dello sviluppo della Giulietta, dalle quali hanno ereditato le linee classiche, mentre il cofano ospita già il bialbero della nuovissima Giulia: dato il periodo, i contenuti dell’opuscolo sono decisamente descrittivi e didascalici, entrano nel merito di ogni singolo aspetto con un intento divulgativo e talvolta persino didattico, ma non senza qualche slancio creativo, come le veline che sottolineano i concetti principali. Ma come, io ero venuto qui per sognare un’avventura con l’ex fidanzata d’Italia! Che abbia sbagliato a impostare la macchina del tempo?
Chissà, probabilmente mi sono lasciato incuriosire dalla copertina concettuale, quasi antropomorfa, senza i nomi dei modelli, ma con una perentoria asserzione: “La vettura che aggiunge la sua personalità alla vostra”.
Il 1964 non è stato mica un anno qualunque: per quello che ci riguarda, automobilisticamente parlando, quell’anno vennero inaugurati il Traforo del Monte Bianco e l’Autostrada del Sole. In aprile, intanto, l’Alfa Romeo aveva rilasciato una nuova brochure per celebrare le sue uniche due spider in gamma. In un mondo che sta già cambiando più rapidamente del solito, anche la 2600 Spider la Giulia 1600 Spider devono adeguare il proprio registro comunicativo. E infatti, il depliant che le vede protagoniste insieme ha qualcosa di diverso: mentre selezionavo la pila di opuscoli che Marta, l’archivista del CozziLab, mi aveva messo a disposizione, l’avevo messo da parte, colpito dalla modernità dell’immagine di copertina. L’uso sapiente della tecnica del mosso in un’epoca in cui Photoshop non poteva neppure essere immaginato, il tentativo, riuscitissimo peraltro, di introdurre il concetto di lifestyle legato all’automobile, un’estetica dell’immagine tipica delle riviste di moda… Com’era possibile che in Alfa Romeo ci fosse qualcuno di così illuminato da commissionare un lavoro del genere? Ma soprattutto, chi era l’autore di tale capolavoro? Sono un fotografo e so riconoscere la qualità, anche quando appartiene a un altro tempo.
Mi ritrovo così a sfogliare avidamente questa brochure, che non rinuncia ancora del tutto a elencare le peculiarità tecniche e le performance di queste Alfa Romeo, ma che introduce concetti più eterei, immateriali, impalpabili come l’“essere sospesi fra cielo e terra, fra un dolce trascorrere di cose belle da guardare”… Il cambio di paradigma è dirompente: si passa dall’esaltazione della tecnica alle suggestioni emotive. Che poi sono la (vera) ragione per cui amiamo guidare le automobili en plein air. Finalmente il mio viaggio è cominciato, ho trovato quello che stavo cercando. Adoro le scoperte, in tutt’i sensi e quella che sto per fare mi lascerà senza parole (per modo di dire, non me lo posso mica permettere). Arrivo fino in fondo, all’ultima pagina, è scritto in piccolo: “Fotografie di Sergio Libis”. Wow! Sergio Libis, al secolo Serge Libiszewski, è un fotografo svizzero che si era trasferito a Milano nel 1956 dietro la spinta dell’amico Max Huber – altro personaggio poliedrico e creativo, Compasso d’Oro nel 1954 e autore di alcuni fra i più iconici manifesti Porsche – e che negli anni successivi avrebbe cambiato il linguaggio stilistico della fotografia di moda e pubblicitaria. Un monumento della storia della comunicazione visiva stampato sul depliant di un’automobile. Io adesso l’ho fatta breve, ma questa è pura arte moderna e meriterebbe un approfondimento: chissà se da qualche parte qualcuno ha conservato gli originali. Intanto, grazie Pietro Cozzi per aver conservato tutto questo!
Così, quando prendo in mano il depliant della Spider 1600, la Duetto “Osso di seppia” per intenderci, lo faccio istintivamente con una certa riverenza, come se avessi già intuito che avrei fatto un’altra scoperta. È la prima edizione della prima brochure dell’Alfa Romeo Spider, realizzata un anno prima del film “Il laureato”. E infatti riferimenti alla pellicola non ve ne sono. Qui si parla di bellezza: “La più bella sotto il sole”, “Verso i posti più belli con la più bella delle macchine”. Certo, è un’Alfa Romeo e quindi via libera anche all’esaltazione della potenza, della tenuta di strada, della frenata, ci mancherebbe. Ma le foto, raccontano un’altra storia, quella della libertà di una giovane coppia spensierata a zonzo con la loro spider tra la campagna e il mare. Le fotografie sono di Oliviero Toscani, 24 anni all’epoca dei fatti, e la loro estetica riporta in qualche modo a quella di Sergio Libis, di cui Toscani è stato in un certo senso allievo: il suo “viaggio” nella fotografia d’autore era già iniziato, ma mi piace pensare che lungo il suo percorso si sia fatto “dare un passaggio” anche da un’Alfa Romeo. Sono passati quasi sessant’anni da quello shooting, ma oggi possiamo dire con certezza che entrambi, la Spider e Toscani, hanno lasciato il segno.