
Giulia SS, la bellezza senza tempo
PROFUMO D’ALFA
Mario Fontana ha dedicato un bellissimo articolo alla nostra Giulia SS e ci ha fatto respirare ancora una volta “Profumo d’Alfa”
Un omaggio a una delle creazioni più iconiche della storia dell’automobile: la Giulietta Sprint Speciale e la sua evoluzione con il motore della Giulia come questa della collezione Cozzi, immatricolata nel 1967. Simbolo di un’epoca irripetibile.
Da “Profumo di Alfa” n. 20: testo Matteo Carati, Foto Archivio F&V Editori
Ci conosciamo?
Immerso nei miei pensieri e al sicuro da occhi indiscreti, apro le portiere della macchina, una Giulia SS. Mi infilo nell’abitacolo, controllo, tocco, sposto. Sono concentrato, quasi ipnotizzato, quando una voce inaspettata mi sussurra all’orecchio: «Hai finito di lasciarmi le ditate dappertutto?».
Sobbalzo. Sollevo la testa di scatto, pensando che un addetto alla sicurezza mi abbia sorpreso sul fatto. Guardo intorno, ma non c’è nessuno. Il cuore riprende a battere normalmente. “Devo essere stanco”, penso, cercando di ignorare quella stranezza. Continuo l’ispezione, stavolta fuori, controllando i freni a disco anteriori. E di nuovo, quella voce: «Scostumato, che cosa guardi sotto il pianale? Non hai mai visto una macchina prima d’ora?».
Rimango di stucco. Non sono vicino a una macchina elettrica con sintesi vocale, e le possibilità sono due: o la stanchezza mi sta giocando brutti scherzi, oppure la Giulia SS ha deciso di fare due chiacchiere. In fondo, è da anni che è ospite del museo: certo, protetta e al caldo, ma non è come stare in un garage privato, accogliente, con il padrone che ti accarezza ogni giorno. No, qui è come essere in collegio. E quando arrivano le visite, bisogna approfittarne.
«Mi chiamo Giulia SS – dice la voce con un tono che sembra quasi divertito – ho posato le ruote sull’asfalto, cioè mi hanno immatricolata per la prima volta nel gennaio del 1967, e forse sono una delle ultime della mia serie, ne hanno prodotte solo 1400 di mie sorelle… chissà. Vuoi conoscere la mia storia?».
La guardo, incredulo, ma ormai non troppo sorpreso. Lo sanno tutti: le auto d’epoca hanno un’anima. È normale parlare con loro. È meno normale che rispondano. «Certo», dico, tentando di non sembrare troppo confuso ma intanto accendo il registratore portatile.
«Di solito non parlo con gli sconosciuti – continua lei – ma ti ho visto spesso qui in giro. E poi so che il tuo giornale, dove pubblichi auto stupende, finisce nelle mani di tanti visitatori del museo. Ho pensato che forse avrei qualcosa di interessante da raccontare anche io. Sai, Pietro Cozzi mi ha messa in questa collezione di Alfa Romeo insieme a molte mie sorelle tanti anni fa. È un onore, mi vogliono bene, certo, ma…». Il tono della voce si fa malinconico. «Rimpiango i tempi in cui il mio vecchio padrone mi guidava ogni giorno, un quarantenne molto sportivo. Era diverso, allora. Il sole sull’asfalto, il vento che accarezzava la mia carrozzeria, il rombo del motore che ruggiva libero…».
Resto lì, in silenzio, affascinato. Non c’è dubbio: questa macchina ha tanto da dire.



Giulia SS. Dettagli interni e volante
A tu per tu
Di fronte alla Giulia SS, ripercorro mentalmente la genesi di questa vettura. Deriva dalla Giulietta Sprint Speciale, presentata come prototipo al Salone di Torino del 1957 e poi entrata in produzione due anni dopo. Quell’auto montava un motore 1300 (quattro cilindri in linea, 1290 cc, 98 CV a 6000 giri), un cambio a cinque rapporti derivato dalla 2000 e freni a tamburo, con quelli anteriori dotati di alette turbo ventilate per gestire l’esuberanza del propulsore che la spingeva alla velocità massima di quasi 200 km/h. Con un peso a secco di soli 875 kg, la Giulietta SS si affermava tra le migliori coupé sportive dell’epoca, tanto che in quattro anni di produzione, dal 1959 al 1963, furono consegnate ai clienti 1366 vetture.
Si era alla fine degli Anni ’50 e l’automobile non era solo un mezzo di trasporto: rappresentava un sogno, una visione di progresso e di libertà personale. In un’epoca priva di connessioni digitali e in cui il piacere della guida e la linea erano i valori centrali, Alfa Romeo creò una vettura destinata a segnare un’epoca: prima con la Giulietta Sprint Speciale e poi con la sua evoluzione, la Giulia SS che univa audacia progettuale e raffinatezza tecnica, diventando una vera icona di stile e innovazione. Quando la Sprint Speciale debuttò, il suo aspetto futuristico catturò immediatamente l’attenzione. Sembrava, una vettura che proveniva da un lontano domani.
Giulia SS del Museo Fratelli Cozzi: dettaglio della parte frontale fotografato presso il giardino di Villa Jucker, sede della Famiglia Legnanese e panoramiche dell’auto
Ero in sovrappeso
«Come ti dicevo – continua il racconto la Giulia SS – i primi anni sono stati molto intensi: scampagnate, gite, concorsi… ma mai una gara. Come potenza non ero seconda a nessuno, madicevano che avevo qualche chilo di troppo. Alla lunga pagavo pegno rispetto a quelle smilze delle Zagato che pesavano quasi 100 chili meno. Al mio padrone, però, piacevano le Bertone: formose proprio come me. E io, con le mie curve sinuose, facevo girare la testa agli uomini quando passavo per strada».
E poi? Che cos’è successo? «Un bel giorno il mio padrone mi ha messa in moto e, dopo pochi chilometri, mi ha fatto varcare un cancello con sopra scritto: Fratelli Cozzi sas. Fin qui niente di male. Lasciata sola, vedevo il mio padrone dallo specchietto retrovisore parlottare con un signore vestito di bianco. Poi, all’improvviso, un uomo con una tuta blu ha aperto la portiera e mi è salito sopra. Ehi, che fai? Scendi subito!»
Chi era? «Un meccanico della concessionaria. Ha iniziato a toccarmi dappertutto, controllando il mio stato di usura. Poi, con un sorriso stampato in faccia, mi ha accesa e portata su un ponte per terminare i controlli».
Sarà stato il classico tagliando. «Macché, il mio padrone mi aveva data in permuta per una 2000 GT Veloce. Forse mi avrà considerata vecchia». Lo dice con un singhiozzo. «Da quel giorno, il mio vecchio box non l’ho più rivisto. Ma, in fondo, ho avuto fortuna».
Ti ha visto Pietro Cozzi? «Sì, proprio lui. Con un cenno al capo meccanico ha pronunciato quelle due parole che poi ho sentito tante volte in concessionaria: “Mettila lì”. Voleva dire che non mi avrebbe rivenduta, ma che sarei entrata nella sua collezione privata. Avevo fatto colpo».
Strano, per un attimo mi è sembrato che le parabole dei fari arrossissero.



Giulia SS: i dettagli che fanno la differenza
L’arte dell’aerodinamica
Il progetto della Sprint Speciale nacque dalla collaborazione tra Alfa Romeo e la Carrozzeria Bertone che all’epoca si affidava al genio creativo di Franco Scaglione, il designer che negli Anni’50 aveva realizzato dei prototipi denominati B.A.T. (Berlinetta Aerodinamica Tecnica) vetture sperimentali di spiccate caratteristiche aerodinamiche, e la Giulietta Sprint Speciale era strettamente imparentata con la B.A.T. 9 esposta al Salone dell’Automobile di Torino del 1955.
Il suo design si distingueva per linee eleganti e curve armoniose, concepite per massimizzare l’aerodinamica. Non era solo una questione estetica: ogni dettaglio aveva una funzione precisa. Durante le prove di velocità sull’autostrada Torino-Milano (sì, la strada era aperta alla normale circolazione. Ndr), i prototipi vennero testati utilizzando fili di lana applicati alla carrozzeria, un metodo innovativo per analizzare i flussi d’aria. Questo approccio pionieristico permise di sviluppare una vettura che combinava bellezza e prestazioni.
Concepita per distinguersi non solo per il design ma anche per le sue capacità dinamiche, la Sprint Speciale rappresentava il DNA sportivo di Alfa Romeo. La vettura non era pensata solo per gli appassionati di guida, ma anche per il mondo delle competizioni, incarnava il connubio perfetto tra ingegneria e arte. Ma era pesante, così nelle competizioni fu preferita la proposta di Zagato con la carrozzeria realizzata con il più leggero alluminio e alla Sprint Speciale fu affidato il compito di ambasciatrice della bellezza sportiva made in Alfa Romeo. La sua evoluzione, la Giulia SS, portò avanti questa filosofia, offrendo maggiore potenza e una guida ancora più raffinata da granturismo di classe.


Giulia SS: bella da ogni punto di vista
Un po’ mi vanto
«Al museo sono l’unica della mia serie, perché mia sorella maggiore – la Giulietta Sprint Speciale – non c’è. Non ci hanno prodotte in molti esemplari, e chi ci possiede di solito ci tiene come reliquie, senza farci uscire spesso. Io, invece, non mi posso lamentare: ogni tanto i miei giretti me li fanno fare, e una sana tirata fa sempre bene per sgranchire i pistoni».
Ma in che cosa sei diversa dalla Giulietta? «Oh, poca roba… A prima vista mi riconosci per le frecce laterali rettangolari. E dietro o di lato? Beh, ci sono le nuove targhette 1600 SS, che indicano la novità più importante: il motore 1600 da 112 CV (DIN). Come velocità massima siamo lì con la Giulietta, ma io ho guadagnato in dolcezza ai bassi regimi, migliore ripresa e una guida in città decisamente più agile. Ah, e davanti monto i freni a disco: roba moderna, eh».
Tutto qui? «Aspetta, non ho finito! Già che c’erano, mi hanno anche cambiato “l’arredamento”. Ho una plancia dal disegno tutto nuovo, strumenti ridisegnati e, per il passeggero, un bel maniglione per aggrapparsi quando scateno la cavalleria in curva. Ah, hanno pure rinforzato gli attacchi delle cinture di sicurezza. E poi – ascolta questa – anche se io non fumo, hanno spostato il posacenere sopra il tunnel del cambio e messo una luce di cortesia sotto la plancia. Così almeno non mi sporcano i tappetini con la cenere!».
Ride, con una punta di orgoglio. «Insomma, non sono solo un’auto: sono un pezzo di storia che ancora sa divertirsi. Ma ora usciamo che ho voglia di sgranchire le bielle e fare un po’ di foto, forza che aspetti?». Come dire di no a una bella macchina?
Testo Matteo Carati Foto Archivio F&V Editori
Aprile 2024