CINEMALFA 7°PUNTATA
Delitto al ristorante cinese
29 maggio, 2020
“I personaggi di Milian ci hanno abituati ad un linguaggio a dir poco colorito e all’uso di un romanesco che è divenuto quasi musicale, dato che fondamentalmente Milian era cubano e doveva recitare con un labiale molto fedele”.
Quando Cuba incontra Roma, nasce Tomas Milian, “pseudonimo di Tomás Quintín Rodríguez, nato a L’Avana il 3 marzo del 1933. E’ stato attore, sceneggiatore e cantante cubano con cittadinanza statunitense naturalizzato italiano dal 1959 (anno del suo debutto in Italia)”. Va bene, abbiamo provato a darci un tono didascalico, ma la verità è che il binomio Tomas Milian con “Er Monnezza”, suo storico personaggio, è inscindibile. Il suo inconfondibile parlato romano è dato dal doppiaggio del grande Ferruccio Amendola. Anche questa volta ci sono tutti gli elementi per gustarci insieme un altro cult alfista presentato da Cinemalfa e Museo Fisogni. Ciak!
#LaCulturaNonSiFerma #DistantiMaUniti
#LaCulturaCura #InsiemePerIlClassico
Delitto Al Ristorante Cinese (1981)
Durata 97 minuti – Genere: commedia, poliziesco – Regia: Bruno Corbucci
Cast: Tomas Milian, Enzo Lechner, Enzo Cannavale, Olimpia Di Nardo, Giacomo Furia, Massimo Vanni, Sergio Di Pinto,
In questo film del 1981, Tomas Milian interpreta due ruoli: l’ispettore Nico Giraldi e Ciu Ci Ciao, un ristoratore che proviene dall’Oriente (già visto in un western dello stesso Corbucci) e capace di fare il riso ripieno.
La storia inizia in un ristorante cinese dove un cliente viene avvelenato durante una cena e incaricato delle indagini è proprio l’Ispettore Giraldi che nel frattempo, reduce da un infortunio, ha una gamba ingessata ed ha fatto un voto per cui deve astenersi dal dire parolacce.
I personaggi di Milian ci hanno abituati ad un linguaggio a dir poco colorito e all’uso di un romanesco che è divenuto quasi musicale, dato che fondamentalmente Milian era cubano e doveva recitare con un labiale molto fedele. In questo film, invece, l’ispettore deve astenersi dal suo linguaggio classico e farsi aiutare nelle indagini da Bombolo e Vincenzo.
Un inseguimento mozzafiato coinvolge il nostro Ispettore per le vie di Palombara Sabina a bordo di una Giulietta 116 rossa con la quale nonostante la gamba ingessata ed aiutandosi col bastone, riesce ad inseguire un fuggitivo entrando addirittura in una industria chimica dove tra sostanze esplosive ed operai esterrefatti lo arresta.
La scena finale si svolge al Faro di Fiumicino ma… non vi sveleremo nulla!
Curiosità: il giudice incaricato delle indagini è Giacomo Furia, un nome che molti ricorderanno per essere stato il terzo falsario insieme a Totò e Peppino nel film “La Banda Degli Onesti”. Ricordiamo che Bruno Corbucci ha sceneggiato molti film di Totò ed è apparso anche in alcuni dei film da lui diretti per dei brevissimi camei (Delitto sull’Autostrada e Squadra Antigangsters).
COSA RACCONTA OGGI IL MUSEO FISOGNI?
Durante la scena dell’inseguimento compare, nelle strette stradine, un piccolo distributore AGIP, ben riconoscibile per l’inconfondibile cane a 6 zampe; il logo della società è quello della versione in uso dal 1968, con le modifiche apportate dal grafico Bob Noorda e la scritta “Agip” in sostituzione del vecchio “Supercortemaggiore”.
Nato negli anni ’50 come simbolo della nuova AGIP di Mattei, disegnato da Luigi Broggini, sono in molti ad avere cercato di dare un’interpretazione del suo significato: la versione ufficiale vuole che le sei zampe simboleggino le quattro ruote dell’auto e le due gambe del guidatore. In quegli anni, poi, il famoso cane aveva anche un fratello minore, oggi dimenticato: il gatto a tre zampe dell’AgipGas!
Se oggi il nome AGIP è scomparso e il gatto a 3 zampe è andato in pensione da tempo, il cane a 6 zampe invece no: è il simbolo di tutte le attività del gruppo ENI (benzinai compresi, ovviamente!).