Alfa Romeo 75 Evoluzione

Chiti 100: il tributo ai sogni di un uomo

15 luglio 2024

Un turbinio di ricordi nella serata dedicata alla memoria dell’ingegner Carlo Chiti, uno dei grandi progettisti di auto da competizione del dopo guerra

Nella prestigiosa sede dell’Automobile Club Milano, in corso Venezia, si è svolto l’evento che, anche a detta degli organizzatori, ha lasciato stupiti per la quantità e qualità degli interventi, e per le centinaia di persone che hanno affollato la sala che solo pochi mesi fa è stata testimone della controversa presentazione della nuova Alfa Romeo Milano, poi frettolosamente ribattezzata in Junior. Ma perché tanta affluenza? Semplice: ricordare Carlo Chiti (19 – pistoiese di nascita (19 dicembre 1924- il 7 luglio 1994) e milanese per scelta, – che quest’anno avrebbe compiuto i 100 anni. Uomo eclettico, laureato in ingegneria aeronautica entrò subito in Alfa Romeo per essere assegnato al reparto corse. Era il 1952. Dopo solo un lustro, Chiti lasciò l’Alfa per affrontare un altro periodo epocale alla corte del Drake. Grazie alla sua ingegnosità e soprattutto alla sua tenacia, la Ferrari conquistò due titoli mondiali di F1: nel 1958 con Mike Hawthorn e nel 1961 con Phil Hill, alla guida della rivoluzionaria 156 F1. Questa fu la prima Ferrari in cui “i buoi spingevano il carro” invece di tirarlo, contrariamente a quanto aveva sempre sostenuto Enzo Ferrari che il motore lo voleva davanti al pilota. Nel mezzo ci sono stati anche la conquista di tre campionati del mondo per vetture Sport: 1958, 1960 e 1961. E poi? Un litigio e il licenziamento insieme ad altri dirigenti causato da dissapori con la moglie di Enzo Ferrari.

Tributo a Carlo Chiti

Ritorno all’Alfa Romeo

Come si dice nel mondo anglosassone: Problem? Opportunity! Per Chiti questo problema con Ferrari fu il trampolino di lancio per quella che sarà, forse, la sua esperienza più coinvolgente e appagante, la fondazione dell’Autodelta, società poi assorbita completamente dall’Alfa Romeo, allora presieduta dal lungimirante Giuseppe Luraghi. Furono quasi vent’anni quelli trascorsi in Autodelta, anni molto intensi, con Chiti impegnato su più fronti ma con un unico obiettivo, correre più veloce degli altri. Come non dimenticare le mitiche 1300 GTA Junior o le GTAM 1750 e 2000, oppure le TZ 2 e anche le 33, inizialmente ideata da Busso, ma poi riprogettata e sviluppata da Chiti che con le 33TT nelle varie versioni riuscì a vincere il Mondiale Marche nel 1975 e nel 1977. Nel mezzo di questo gran lavoro c’è stato posto anche per i motori marini, solo per citarne uno quello derivato da una Tipo 33 ma ridotto di cilindrata a due litri che tuttora detiene il record del mondo di velocità in classe Kc 500 kg alla media oraria di 225.145 Km/h.

 

L’Olimpo della velocità

E poi arriva il tanto sognato momento, quello della Formula 1 e la segreta voglia di rivincita nei confronti della Ferrari. Tante le invenzioni, come il ventilatore della Brabham-Alfa Romeo BT46/B che aumentava l’effetto suolo, ma che fu esclusa dalla competizione. Infine le auto del Biscione che gareggiarono solo per tre stagioni, troppo poche per arrivare a uno sviluppo completo di un programma sportivo e sempre alle prese con i cambi di regolamento dove vigeva la regola del più “furbo”. Proprio quando stavano arrivando i primi risultati concreti lo stop da parte di Arese: i fondi erano finiti, la Formula 1 costava troppo e si doveva chiudere baracca. Finita l’avventura Autodelta, per Chiti si apre una nuova stagione a Novara con la Motori Moderni, impresa che infine lo condurrà nel Principato di Monaco dove, con il pilota costruttore Fulvio Maria Ballabio, si inventò, nel 1989, per la Monte-Carlo Motorsport la “Centenaire”, una GT V12 con il telaio completamente in carbonio. Questo in estrema sintesi è quello che si è ascoltato durante la serata patrocinata dall’Automobile Club Milano, Monte-Carlo Motorsport, Alfa Racing Club e la storica Scuderia Sant Ambroeus. 

Programma ricco

Centinaia le persone che hanno assistito alla performance dell’attore Davide Da Fidel, che ha aperto la serata ricordando l’ingegnere e introducendo il direttore di Profumo di Alfa Mario Fontana che ha dato il via alle numerose interviste partendo dal presidente dell’Automobile Club Milano, Geronimo La Russa e il vicepresidente della Scuderia Sant Ambroeus Marco Galassi che hanno accolto il pubblico in quella che è la “casa di tutti gli appassionati di motori”. Ospiti della serata: i figli Olga e Carlo Chiti che hanno raccontato del “Chiti papà”, il figlio di Giancarlo Baghetti, Aaron, con cui si è parlato di suo padre pilota ma soprattutto giornalista e fondatore nel 1986 del settimanale automobilistico AutoOggi, precursore un filone a larga diffusione che tanto successo riscosse fra gli automobilisti. A seguire Danilo Castellarin, scrittore, che ha anticipato l’uscita di un nuovo libro dedicato all’ingegnere dal titolo “Chiti 100” mentre il giornalista Pino Allievi ha raccontato alcuni aneddoti sul passato del grande toscano. Il pilota Bruno Giacomelli e il suo ingegnere di pista Maurizio Colombo sono entrati nel vivo di un periodo, breve ma intenso, inerente al ritorno sui circuiti di F1 dell’Alfa Romeo dopo 30 anni di assenza, mentre nel successivo intervento Vittorio Cocito e Paolo Pinto, rispettivamente presidente e direttore dell’Automobile Club Novara hanno ricordato come nel loro territorio la figura dell’ingegnere ha lasciato una traccia molto importante.

A concludere la lunga lista di ospiti Fulvio Maria Ballabio, in qualità di costruttore e pilota della MCA che a Monte Carlo con Carlo Chiti sviluppò la Centenaire, prima vettura Gran Turismo al mondo con telaio interamente in carbonio. A fine serata il momento atteso da tutti gli appassionati, sono stati tolti i veli all’ultima nata, la CC133 Pista V8 GPL, prodotta nel 2024 da Monte-Carlo Motorsport e dedicata all’ingegnere che per primo ha creduto al telaio in carbonio e all’alimentazione GPL anche su una vettura da competizione. Perché all’inizio abbiamo accennato alla nuova nata Alfa Romeo Junior? Perché probabilmente all’ingegner Chiti sarebbe piaciuta, essendo l’espressione di una tecnologia che, in Italia, nei prossimi decenni prenderà sicuramente piede e poi perché a Chiti le energie alternative sono sempre andate a genio, infatti, i suoi motori potevano funzionare con tantissimi carburanti: GPL, gasolio, miscele con etanolo e chissà che cos’altro, visto che quando dava in prova ai giornalisti le vetture Autodelta i serbatoi erano sigillati senza svelarne il contenuto… Chiti si divertiva anche così.

Per finire, durante la serata è stato possibile ammirare due mostre, la prima, ospitata nella sala principale dal titolo “Donne e motori? Gioie e basta” ideata dal Museo Fratelli Cozzi di Legnano e la seconda, esposta nel salone blu dove si sono trasferiti i visitatori a fine serata intitolata: “La magia del riso” una serie di fotografie di Desanka Fogel ambientate nelle risai del novarese/vercellese.

Articolo e foto di Mario Fontana.