Alfa Romeo 1900

Berlina Sportiva: un ossimoro di successo  

Parte 2: 0,34  

Duralfa è il nome di una lega brevettata dall’Alfa Romeo e utilizzata prima sui motori aeronautici, poi anche sui motori automobilistici, uno pseudonimo che da solo è un indicatore dello spirito, dell’anima e del cuore Alfa Romeo. Scoprite un viaggio attorno alle vetture del nostro museo attraverso racconti che nascono da un punto di vista mai banale, arricchiti da immagini che mostrano forme sempre affascinanti. Grazie Duralfa!” Elisabetta Cozzi

Foto 1.7: il motore a 4 cilindri bialbero di 1290 cc della Giulietta, in questo caso una “t.i.” del 1960 del museo F.lli Cozzi.

Foto 2.1: modellino Alfa Romeo Giulia. Le foto di questo articolo sono di Duralfa

foto 2.2 : il volante a tre razze e la strumentazione della Giulia TI Super, berlina “ready-to-race”, che superava i 190 km/h in totale sicurezzam

Duralfa

Lo scrittore “segreto” con l’Alfa nel cuore, nell’anima e negli occhi, racconterà un’interpretazione particolare delle vetture Alfa Romeo del museo, perché ogni auto ha dietro di sé un mondo da scoprire e raccontare.

Berlina Sportiva: un ossimoro di successo – 2° parte 

Ci eravamo lasciati con la prima parte dell’articolo “Berlina Sportiva: un ossimoro di successo” firmato da “Duralfa” e ora non vediamo l’ora di leggere la seconda parte (ma non ultima). To be continued… 

All’inizio degli anni ’60, in pieno “boom” economico, il mercato dell’auto è in grande fermento e per l’Alfa Romeo si delineano all’orizzonte diverse decisioni strategiche, tra cui quella di realizzare la vettura che diventerà la “Giulia TI” (foto 2.1), che a sua volta implica la realizzazione di un nuovo sito produttivo, più ampio e moderno, ad Arese, nell’area nord-ovest di Milano. Il Portello non è più dimensionato per i volumi di produzione (che saranno centrati) previsti per il nuovo modello, che si svilupperà in un’innumerevole serie di versioni e configurazioni di carrozzeria, una famiglia più grande di quella della Giulietta degli anni Cinquanta.

Al nuovo impianto produttivo di Arese si affianca la costruzione della pista sperimentale di Balocco (VC): l’Alfa Romeo è uno dei primi costruttori ad avere un circuito di proprietà dove testare e sviluppare i propri modelli, ulteriore conferma che la progettazione e la messa a punto della dinamica delle vetture rimangono il mantra del Biscione.

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<p>Foto 1.9: la scritta posteriore della “Giulietta t.i.” del museo Cozzi.

Foto 2.3 : il muso con un’espressione decisa e aggressiva della Giulia, in questo caso la “Ti Super” del museo F.lli Cozzi, uno dei due esemplari realizzati in grigio grafite.

Foto 1.10: un primo piano della plancia della Giulietta del museo F.lli Cozzi realizzato dal lunotto posteriore.

Foto 2.4 : Giulia, “disegnata dal vento”: il suo cx pari a 0,34 ancora oggi è di tutto rispetto. L’efficienza aerodinamica della Giulia era uno degli elementi fuori standard della vettura.

Foto 2.5 : l’inconfondibile muso della Giulia, qui nella versione “Ti Super” in cui,nell’alloggiamento dei fari posizionati all’interno, è stata collocata una rete metallica, come negli esemplari destinati alle Forze dell’Ordine.

Foto 2.6 : uno tra i dettagli di stile più caratteristici della Giulia: il lunotto con curvatura molto accentuata.

L’era della “Giulia TI”

Il 27 giugno del 1962 viene svelata dal Presidente Giuseppe Luraghi, presso l’Autodromo Nazionale di Monza, la “Giulia TI”, modello che si colloca sopra la Giulietta e sotto le più grandi 2000 (4 cilindri) e 2600 (6 cilindri). La Giulia diventa la spina dorsale della gamma, introduce il motore bialbero portato a 1,6 litri, ed evolve ulteriormente il concetto di berlina sportiva, portando sul mercato alcune innovazioni che la proiettano immediatamente nel ruolo di benchmark del segmento anche se, come e più della Giulietta, è difficile trovare delle concorrenti in grado di impensierirla.

La Giulia tocca punte di velocità massima di 180 km/h (oltre 190 la “TI Super”) (foto 2.2) e, non solo con il tachimetro, va ad insidiare modelli dei segmenti superiori, alimentando il mito delle prestazioni delle auto Alfa Romeo: motore, tenuta di strada, “frenata-Alfa”, sicurezza attiva (altro concetto caro all’Alfa). In Italia la rete autostradale comincia a svilupparsi e la Giulia è ideale per le sfide “da casello a casello”, storie, mezze-leggende, tra gli appassionati e i frequentatori dei bar sport. 

Foto 2.7 : il cofano del bagliaio della Giulia, fino all’avvento della “Nuova Super” nel 1974, presenta due nervature che danno ancora più carattere alla coda tronca.

Foto 2.8 : la Giulia TI Super, oltre alle sue caratteristiche “corsaiole”, esibisce con orgoglio sulla carrozzeria l’emblema del Quadrifoglio, di cui ne ritroviamo uno su ciascuna fiancata e uno sul cofano del bagagliaio.

“Disegnata dal vento…”

La nuova berlina di Arese, nuova come lo stabilimento in cui viene prodotta, nasce con un’estetica di rottura, scioccante (foto 2.3), diversa da tutte le altre: inizialmente fatica ad imporsi (e l’accordo con la Renault satura momentaneamente le linee di produzione) ma a distanza di qualche mese dalla presentazione prende il volo perché pubblico e critica si inchinano davanti alle sue caratteristiche fuori dall’ordinario.

La carrozzeria presenta un CX pari a 0,34 (foto 2.4), la pubblicità recita “disegnata dal vento”, è la prima vettura di grande serie ad essere dotata di un cambio a 5 rapporti, che permette di sfruttare appieno le doti del bialbero millesei, ha una scocca a deformazione controllata in caso di urti, segno della modernità della progettazione.

La Giulia rappresenta un monumento al design industriale, creata dall’ufficio stile, sotto la responsabilità del prof. Scarnati, nucleo costitutivo di quello che poi sarà il “centro stile”, ha diversi elementi estetici che diventeranno inconfondibili: il muso aggressivo con le due coppie di fari (foto 2.5) di differente diametro, il parabrezza e il lunotto con curvature accentuate (foto 2.6), la linea concava di fiancata che percorre tutto il laterale, le nervature sul cofano del bagagliaio (foto 2.7).

Foto 2.9 : il celebre e inconfondibile profilo del frontale della “1600 Spider”, meglio conosciuta come “Duetto”. La Duetto ha avuto il compito di raccogliere la pesantissima eredità della “Giulietta Spider” e, indubbiamente, ci è riuscita alla grande.

Foto 2.10 : nel 1967 viene presentata la “1750” (nelle foto l’esemplare del museo Cozzi, appartenente alla seconda serie): stile by Bertone, interni più moderni e di classe, prestazioni, grazie al bialbero portato a 1779 cc e 132 CV/SAE, di alto livello.

Foto 2.11 : il design sportivo-elegante e l’ergonomia della plancia della 1750 hanno fatto scuola, insieme all’immancabile volante a tre razze a calice con la corona in legno. In futuro questi elementi di design verranno reinterpretati – con successo – con la “156” del 1997.

Foto 2.12 : l’ultima serie della Giulia, la cosiddetta “Nuova Super”, con una carrozzeria che presenta variazioni e semplificazioni estetiche, in attesa dell’arrivo della “Nuova Giulietta” del 1977.

Foto 2.13 : i gruppi ottici posteriori dell’ultima serie della “Spider”, la quarta: la vettura nasce nel 1966 con la coda a “osso di seppia”, poi diventa tronca, in seguito accoglie uno spoiler e, infine, l’ultimo restyling del 1990, a cura di Pininfarina.

La Giulia verde della polizia

Anche la Giulia segue “il solito” copione delle berline sportive del biscione: viene presentata la “Giulia TI Super(foto 2.8), versione ready-to-race, e comincia a vincere in tutto il mondo, corse su pista e su strada (memorabile il successo al Tour de France Auto) e nei rally (il mitico Sandro Munari comincia con una “TI Super”), in attesa del ritorno ufficiale dell’Alfa alle competizioni attraverso la struttura dell’Autodelta.

Il copione viene seguito, nel caso della Giulia con un’interpretazione indimenticabile, anche con le forniture alla Polizia di Stato e ai Carabinieri: “la-Giulia-verde-della-Polizia” o “la-Giulia-blu-dei-Carabinieri” diventano popolarissime grazie anche ai ruoli da protagoniste nei film cosiddetti “poliziotteschi” degli anni Settanta. Le Giulia in divisa arricchiscono le potenzialità dei mezzi delle Forze dell’Ordine, tanto che anche all’estero le amministrazioni pubbliche acquistano auto Alfa Romeo. 

La famiglia si allarga

L’Alfa Romeo, con il suo grande management e know-how tecnico, negli anni Sessanta vive la fase di maggior espansione commerciale della sua storia e, inevitabilmente, la famiglia Giulia si allarga in motorizzazioni e configurazioni di carrozzeria: la “Giulia Sprint GT”, la 1600 Spider “Duetto” (foto 2.9), la Giulia “1300” che sostituisce la Giulietta ormai fuori produzione, la “1750 berlina” (foto 2.10), coupé e spider, l’arrivo del motore 2 litri, le sportive da corsa rappresentate dalla “Giulia TZ” e “TZ2”, le “Junior” per i giovani.

L’evoluzione in formato berlina della Giulia è rappresentata proprio dalla “1750” (disegno Bertone) – che riprende un nome leggendario per la tradizione Alfa Romeo – e si presenta sul mercato con uno stile moderno, di maggiori dimensioni, con interni più ampi, meglio rifiniti e con una plancia che lega ergonomia e design ottenendo un risultato di gran gusto (foto 2.11). La 1750 viene così collocata nel segmento sopra la Giulia e, in seguito, diventa “2000”, col motore portato a 132 cv, al top in termini di prestazioni (sfiora i 200 all’ora).

L’elemento sorprendente, soprattutto se osservato oggi, è il continuo perfezionamento della gamma a cui è sottoposta la Giulia, diventa quasi un immancabile appuntamento annuale, tanto che nel 1974 l’Alfa approccia l’argomento del motore “diesel” con l’ultima versione della Giulia (la “Nuova Super”) (foto 2.12): il tema diesel sarà poi trattato (con successo) sull’Alfetta cinque anni più tardi.

Nel 1978 la Giulia berlina termina ufficialmente la sua carriera commerciale, dopo 573.000 esemplari prodotti e venduti in tutto il mondo. Gli altri modelli della famiglia Giulia invece segneranno una produzione di 548.000 unità, terminata nel 1994, con l’uscita di scena della “Spider” quarta serie (foto 2.13).