Settant’anni in livrea
12 giugno, 2024
Ivan Scelsa, oltre a essere un grande amico, è giornalista e autore, presidente del club CinemAlfa e lui, di storia e di storie legate ad Alfa Romeo, ne conosce davvero moltissime. Per questo i racconti che leggerete nella nuova rubrica, saranno per certo per tutti noi coinvolgenti e affascinanti. Grazie Ivan
” Elisabetta Cozzi“Settant’anni in livrea”
Il primo articolo della nuova rubrica:
“Ivan racconta: storia e storie di Alfa Romeo”
di Ivan Scelsa
Dagli anni Cinquanta in poi, l’esigenza di motorizzazione della società consolida il legame tra l’Arma dei Carabinieri e l’Alfa Romeo, associando -nella realtà come nell’immaginario collettivo- le mitiche “gazzelle” alle peculiarità delle vetture milanesi. E’ la società che cambia, con le forze dell’ordine a rincorrere i malviventi, in città come in provincia, a piedi o alla guida di auto, sempre più potenti, sempre più utilizzate per la fuga.
Dopo decenni in cui la figura del carabiniere rimane ancorata a un servizio svolto per lo più con pattuglie appiedate o in bicicletta, la nascita dei reparti di pronto intervento cambia l’Arma e assicura maggior celerità d’impiego grazie a nuove capacità operative di contrasto alle più disparate manifestazioni di una criminalità. Di fatto, sebbene nasca a fine 1948, la motorizzazione del Corpo raggiunge questo scopo con l’arruolamento dei primi esemplari di Matta e Giulia TI, a cui seguono tutte le altre, fino ai giorni nostri.
Ma quante e quali sono le Alfa dei Carabinieri? La prima, la 1900-M (la Matta, per intenderci), viene assegnata pressoché esclusivamente all’Esercito Italiano, con molti meno esemplari destinati all’impiego civile. Ai carabinieri –prima Arma dell’Esercito- nel 1953 vengono assegnate 120 unità, con molta probabilità alle sole Legioni di Cagliari, Torino, Firenze, Roma e Milano, tutte in colorazione verde kaki. Ma è la Giulia TI a portare a compimento il progetto del Comando Generale, coniugando prestazioni e doti di affidabilità, indispensabili per i gravosi compiti dei “Nucleo Radiomobile”. In tal senso, si inserisce perfettamente in questo disegno strutturale che si completa con l’adozione di nuovissimi apparecchi radiotelefonici collegati alle Centrali Operative, altro fiore all’occhiello dell’Istituzione.
Alfa Romeo Giulia dei Carabinieri
Viene impiegata sino al 1968 -in alcuni casi anche oltre- con una distribuzione che avanza al ritmo di oltre duecento unità l’anno. Ma non finisce qui: dopo i primi millecinquecento esemplari, l’arrivo della versione Super, nel 1969, dona nuova vitalità al servizio grazie ad una vettura che risulta ancora più prestazionale. Quest’ultima giunge in un momento in cui l’autoparco va ampliandosi per cercare di soddisfare le sempre crescenti richieste di automezzi, specie nell’ambito della prevenzione e repressione dei reati predatori, quelli che caratterizzano l’urbanizzazione degli anni Settanta. La particolare situazione ambientale fa in modo che, fino al 1973, l’Istituzione si approvvigioni di oltre duemila nuovi mezzi che, dopo svariate sperimentazioni (celebre quella del 1970 con la Giulia Super di colore bianco con insegne e scritte sulle fiancate di colore blu), vedono il cambio della colorazione dal militare kaki-oliva al bicolore blu-bianco.
Alfa Romeo Alfetta Carabinieri
Un anno dopo la commercializzazione dell’Alfetta, il Comando Generale procede all’acquisto dei primi settantacinque esemplari da assegnare alle Legioni di Torino, Milano, Roma, Napoli e Palermo. Ma perché così poche? C’è una spiegazione, ovviamente.
L’auto ha maggior cilindrata e rappresenta un vero balzo in avanti in materia di autovetture veloci, ma a prescindere dall’ovvia necessità di procedere a cauti acquisti, vige una certa titubanza nell’idea di riuscire a rimpiazzare “la mitica Giulia” con un altro mezzo.
Quella che succederà, sarà all’altezza? Sono dubbi che verranno presto fugati e, con una campagna ad ok da parte dei vertici dell’Arma, entro l’estate del ‘74 verrà assegnata in 1952 esemplari a tutti i Comandi di Gruppo in sede di Legione, oltre ai settantasei Comandi di Gruppo isolato.
In termini di allestimento, pur mantenendo la livrea blu e bianca, l’Alfetta introduce una importante novità: il doppio lampeggiatore sul tetto, una scelta nata dalla “necessità di far notare” la presenza da maggior distanza, soprattutto in condizioni di traffico intenso e scarsa visibilità.
Alfa Romeo 75 Carabinieri
A partire dalla metà del 1981, il parco veicolare viene svecchiato dalle nuove Alfetta 2.0 di cui vengono acquistati 472 esemplari, altri 446 nel 1982, ulteriori 370 nel 1983 e gli ultimi 435 nel 1984. Ma un nuovo, ulteriore rinnovamento è alle porte, con il benvenuto all’Alfa 75 1.8, capace addirittura di correre a una velocità di oltre 190 km/h! Sono 2073 le unità acquistate: certamente numeri inferiori dei precedenti, ma questo non per demerito del modello, ma perché ad affiancarla c’è già l’ammiraglia Alfa 90, arruolata a febbraio del 1985 con 514 unità a cui se ne aggiungono altre 510 nel 1986, ulteriori 529 nel 1987 e infine 615 nel 1988.
Alfa romeo 155 e 156 Carabinieri
E negli anni Novanta? Con l’acquisto di 3483 esemplari tra il 1992 e il 1996, il legame prosegue con l’adozione della 155 1.8 Twin Spark, colei che costringe i militari ad adattarsi alla trazione anteriore, modificando il particolarissimo “stile di guida” ormai plasmato sulle transaxle.
Ma il mondo cambia ed è tempo di bandi europei. Nel 1998 il Gruppo Fiat vince una prima commessa di 375 unità per l’allestimento della 156 2.0 Twin Spark, i cui primi tre esemplari vengono presentati a Roma il 28 luglio proprio dall’Amministratore Delegato di Fiat Auto, Roberto Testore, davanti al Comandante dell’Arma dei Carabinieri, il Generale di Corpo d’Armata Sergio Siracusa. Contrariamente a quanto avvenuto fino a quel momento, per garantire la compatibilità di ogni trasformazione con le caratteristiche generali del modello, le vetture vengono allestite direttamente in fabbrica, a Pomigliano d’Arco. Alla dotazione di serie vengono aggiunte quelle per le esigenze di servizio, specificatamente indicate nel bando di gara. Le nuove vetture, infatti, devono essere “antiproiettile”: è questa la prima e significativa novità. Da qui l’adozione di un parabrezza blindato da 21 mm, le portiere anteriori rinforzate con pannelli in acciaio al Manganese K700 da 2,5 mm e i vetri laterali ricoperti da una speciale pellicola antisfondamento dall’effetto visivo quasi ‘azzurrato’.
Nell’abitacolo, i sedili posteriori vengono isolati dall’anteriore con una paratia in policarbonato e vetroresina, a sua volta fissata a una struttura tubolare tipo roll-bar. E’ data la possibilità di aprire la finestra ricavata nel divisorio solo agli occupanti i posti anteriori, così come i vetri delle portiere posteriori, sbloccabili solo da chi è seduto al posto di guida.
Nel vano centrale tra i due sedili anteriori, è alloggiata una torcia elettrica ricaricabile e un mini ricevitore portatile. Le armi lunghe (le Pistole Mitragliatrici Beretta M-12) vengono collocate sotto i sedili anteriori e sono protette da un blocco elettromagnetico munito di chiave d’emergenza. Il bagagliaio è attrezzato con un contenitore a scomparti per riporre attrezzi normalmente utilizzabili dall’equipaggio, con una borsa di pronto soccorso, un estintore, torce segnaletiche e cartellonistica necessaria per il rilevamento di sinistri stradali.
All’esterno, alla colorazione ‘blu lord’, si abbina il classico tetto bianco con due luci stroboscopiche, un faro orientabile elettronicamente dall’interno e un pannello luminoso a scomparsa integrato aerodinamicamente con la carrozzeria e, in alcuni casi, un lettore targhe collegato con la banca dati. Sono queste novità assolute, in particolare il lettore targhe e il pannello luminoso, che consente di segnalare agli utenti della strada diversi tipi di situazioni per cui prestare attenzione (incidente, coda, controllo, deviazione, ecc.). La sirena bitonale a comando elettronico viene alloggiata nel vano motore e l’altoparlante nel passaruota anteriore (questo, in particolare, consente ai militari di richiamare l’attenzione di utenti della strada o manifestanti).
Il serbatoio nasconde, al suo interno, speciali sfere di maglia in lega di alluminio che escludono qualsiasi pericolo di esplosione a causa di scoppi esterni. Anche la selleria è studiata per lo specifico impiego, con un tessuto in filato grigio adatto a usi particolarmente impegnativi, proprio come quello di chi è dotato di un equipaggiamento individuale (ndr. pistola, manette e bandoliera) fonte di probabile stress per qualsiasi tessuto di serie.
Dopo questa prima serie -di cui vengono acquistati 1379 esemplari- è il momento della cosiddetta ‘prima serie e mezzo’ (quella con motorizzazioni 2.0 Jts da 165 cavalli, per intenderci) e quindi del restyling Giugiaro, che rappresenta l’ultima evoluzione prima dell’adozione della 159 2.4 JTDm, certmaente la più potente tra quelle adottate sino a quel momento, ma diesel: una soluzione non particolarmente gradita ne soddisfacente per il servizio di Istituto.
Dotata di un allestimento simile a quello della 156 (con un migliorato separé tra l’anteriore e il posteriore, dove trovano spazio sedili in plastica con manette di sicurezza incorporate per i fermati) viene distribuita sia in versione prima serie da 200 CV (con i lampeggianti di disegno classico) che in seconda da 210 CV, con lampeggianti diversi nella forma e a led.
Alfa Romeo Giulietta dei Carabinieri
Il 18 giugno 2010, a Roma, con una cerimonia ufficiale è poi la volta della Giulietta, dapprima con pochi esemplari dotati di cambio manuale, poi in variante automatica, sia in motorizzazione 1.6 che 2.0, sempre a gasolio. Infine, la più recente Giulia che segna il ritorno al ‘carburante nobile’ della versione 2.0 Turbo da 200 cavalli e la recentissima Tonale 1.5 Mild Hibrid da 160 cavalli, distribuita finora in soli 360 esemplari (per una spesa complessiva di 30 milioni di euro) a diverse Sezioni e Aliquote, in tutta Italia.
Le foto sono di Ivan Scelsa e immagini di repertorio.